28.9.09

Lasciando l'Isola

Abbiamo le televisioni al posto degli occhi e le nostre sinapsi sono rappresentate da giovani ragazze sinuose seminude che vomitano sui sofà.
Tutta la dolcezza del nostro paesaggio ha lasciato centimetri al grigio catrame caldo, la poesia e l'ignoranza del nostro passaggio, progredendo, ha formato cumuli d'immondizia su cui poggeremo i nostri anziani corpi.

Io sapevo che i muri servivano a separare, siamo in grado adesso di innalzare muri che uniscono.

Andremo in giro vestiti coi sacchi di plastica per i cadaveri dei soldati, questo ci permetterà di perdere grasso e ingrassare, contemporaneamente, il nostro patriottismo tricolore.
Sono passati gli anni di piombo e sono passati quelli di pietra, ora siamo in quelli di plastica e in quelli dei servizi bancari, sportello amico, servizio al cittadino.
Pubblicitari di noi stessi, dei nostri corpi e delle nostre emozioni in saldo.

Ho letto sul muro di una casa posta vicino ad una scogliera siciliana: fin qui nero...più in basso blu.

Sotto questo cielo al carbone, in mezzo alle montagne e ai mattoni rossi forati, c'è uno strano effetto ottico dovuto alla luce del sole che, riflettendo sulla copertura celofanata delle serre, trasforma quello che in realtà è terra coltivata in acqua di mare.

4 commenti:

  1. Ra è passato sopra questo triangolo
    regalandoci una torcia sempre accesa
    un sorriso colossale
    le ciabatte dello scarfigno
    quattro luci verdi e una rossa
    la geografia dell'orologio
    la storia dal farmacista
    la ricetta dallo storico
    la risacca di Bellolampo
    risalita a piedi nudi

    e noi non dimentichiamo mai
    di deluderci

    la carcassa sicula in triplice copia
    non esercita il suo diritto
    e in un abbraccio grande quanto haiti
    ripete in ridondanza ciclica
    "memento audere semper"

    un abbraccio piccolo
    ma effervescente quanto l'efferalgan 1000
    a te grass e alla tua amata

    dalle montagne di casa mia
    il tuo "bonzo sempre più mescaleros" marco

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  2. francescograss14:18

    "Lasciando l'Isola" non parla esplicitamente della mia di isola, è stata scritta in viaggio verso Roma e non ha restrizioni regionali che la caratterizzano.
    Al contrario penso che si può parlare di un atteggiamento, un modo di fare, che riscontro di frequente nella nostra penisola. Non volevo sollevare offese contro il triangolo e chi ci vive, so benissimo della nostra Storia e non mi sogno di riscriverla.
    Ivan non è un uomo materico, di carne e muscoli e ossa. Non vuole costruire niente, nè ricostruire forme politiche o sociali. Ivan è un'idea, è il mio tendere verso quell'idea. Ma è anche una favola, un sogno. E la matematica non ha spazio per le favole.

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  3. Anonimo18:54

    QUINDI SI SEGUE LA SCEMENZA?

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  4. Anonimo20:18

    cos'è bene la scemenza?
    ti riferisci forse ad un uomo,ivan,che si considera comunemente "scemo" soprattutto se lo si guarda con occhi appena aperti che non riescono a cogliere l'"oltre"?

    f.

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