30.4.10

V (intermezzo intimo)

"Ecco la città che ricompare, colma di sfumature, piena di suono, esagerata. Decolla in alto il mio vedere, si sposta, si compatta col freddo. La stazione ha una patina addosso, sembra un sudario, un vestito bianco di lutto che la avvolge e la fa vecchia. I passi della gente vengono moltiplicati dal pavimento leggermente bagnato creando un effetto sonoro simile alla pioggia o ad un applauso."

Stacco temporale infinito ... mi perdo nel buio o forse è solo la tua tazza di tè colma delle tue lacrime. Giro intorno alla sedia e spio il tuo ragionamento
sei bellissima nel tuo vestito nuovo, mi viene voglia di stringerti e dirti che la mia lingua è un petalo di rosa per te, ma continuo a gironzolare vorticosamente fin quando cado sfinito.
Le gambe hanno ceduto alle salite, se solo potessi vedere un poco più in là ...
"le nostre vite costrette in camicie di forza, questa è la via che disegnò mio padre e prima di lui suo padre e il Padre di ogni cosa" dice un libro che ho letto e poi ho chiesto a mio padre dove si trovano e in cosa consistono i Giardini della Preesistenza ricevendo in cambio un silenzio denso, saporito, di carne. Adoro mio padre, mi piace tutto di lui, anche le cose buffe - sono particolari. Per questo se n'è innamorata - ventinove anni fa.
Arpeggi che tessono filacci di nuvole nel cielo e la musica nella testa - effetto stereo - spreme le parole, ancora e sempre loro - segni geometrici, codice fatto di linee e cerchi - PAROLE - sentite che forza? PA-RO-LE.

Sarà Devendra o forse sono le cinque di pomeriggio, ma l'Altro mi sta dicendo che sono diventato mieloso - e che ci vuole un pò di cattiveria anche quando si scrive - si può aggiungere ai pensieri un grammo di stanchezza? Beh si, penso di si. Scusa.
Niente.

Buon Tempo, realmente. Auguro al Tempo un Trapasso, rapido e clamoroso.



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